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I 36 stratagemmi

I 36 stratagemmi

Le origini e la data di compilazione dei 36 stratagemmi, classico della strategia cinese, sono sconosciuti. La letteratura cinese non menziona né autori né compilatori di quest’opera. I 36 stratagemmi circolarono segretamente, sotto forma di manoscritto, tra ristrette cerchie di strateghi militari per secoli, e solo nel 1941 fu scoperta casualmente in un mercatino di libri usati di Binzhou (provincia di Shaanxi) una versione a stampa della fine del 1600 dal titolo I trentasei stratagemmi. L’arte segreta della guerra, di sole ventotto pagine in piccolo formato (attualmente è l’unico esemplare originale esistente).
Il primo gruppo (gli stratagemmi delle battaglie vincenti) illustra i metodi da utilizzare in circostanze favorevoli, quando la superiorità sull’avversario è evidente; il secondo gruppo (gli stratagemmi delle battaglie di contrattacco) i metodi per fronteggiare o impacciare l’offensiva dell’avversario; il terzo gruppo (gli stratagemmi delle battaglie d’attacco) i metodi per pianificare l’offensiva in modo psicologico e cogliere di sprovvista l’avversario; il quarto gruppo (gli stratagemmi delle battaglie per confondere) i metodi per scombussolare la mente e i piani del contendente, facendo leva sui suoi punti deboli; il quinto gruppo (gli stratagemmi delle battaglie d’avanzamento) i metodi per ingannare l’avversario sulle forze e le posizioni spiegate in campo, al fine di sottrargli ciò che possiede; infine il sesto gruppo (gli stratagemmi delle battaglie perse) riguarda i metodi da utilizzare nelle situazioni d’emergenza, quando la forza avversaria è soverchiante.
Comunque, questi raggruppamenti sono tutt’altro che rigidi. E come potrebbe essere altrimenti in una realtà in cui la trasformazione è talmente onnipresente da apparire statica? Millenni di pratica dell’arte del combattimento hanno insegnato agli strateghi cinesi che il più alto principio è la flessibilità. Gli stratagemmi non sono fissi, immutabili, immobili come degli schemi. Sono piuttosto parte del disegno dell’esistenza, che esprime se stesso come cambiamento e controcambiamento, come interazione tra necessità e desiderio, credenza e dubbio, fiducia e tradimento. La visione cinese del mondo, così come dell’arte del combattimento, ha sempre sottolineato la trasformazione continua delle situazioni.
Nei Trentasei stratagemmi ci sono due piani di comprensione. Quello più evidente consiste nelle astuzie per imporre la propria volontà su quella dell’avversario. Quello più profondo: vincere se stessi. Forse proprio per questo i Trentasei stratagemmi hanno attraversato i millenni senza essere mai caduti in disuso, al punto da venir applicati ancor oggi da quanti riescano a vibrare sulla loro lunghezza d’onda.

XXVII stratagemma Fingersi stolti ma non pazzi

Commento
Meglio fingersi ignoranti e non agire, che fingersi saggi e agire imprudentemente.
Restare in tranquillità, ma senza lasciarsi sfuggire la circostanza favorevole.
[Il Libro dei mutamenti dice:]
“Nuvole e tuoni: difficoltà iniziali”.

Spiegazione
“Il grande saggio spesso appare stolto”.
– Proverbio cinese

In certe situazioni per levarsi d’impaccio da una condizione di stallo e attendere l’occasione propizia per attaccare, lo stratega ideale, può assumere diverse identità: la maschera dello stolto, dell’incapace o dell’ignorante. Questo comportamento è più proficuo che “fingersi saggi e agire imprudentemente”, parlando all’impazzata, a ruota libera, rivelando così i propri piani e mettendo sul chi vive l’avversario. Lo stratega rimane tranquillo e immobile, come uno stolto, mentre, in realtà, trama segretamente, con la mente vigile, attendendo la “circostanza favorevole” per realizzare i propri obiettivi.
Uno stolto preoccupa forse qualcuno? Quando l’avversario, privo di ogni sospetto, abbassa la guardia, lo stratega scatena l’attacco a sorpresa. È l’arma della simulazione, principio che anima gli stratagemmi: si lascia credere all’avversario di essere in un certo modo, mentre si è in un altro; si finge di non poter agire, mentre si agirà al momento opportuno; si mostra di ritirarsi, mentre si avanza e si colpisce di contropiede.
Con il raggiro s’ingannano la vista e l’udito dell’avversario, assunto che Sunzi non avrebbe avuto difficoltà a sottoscrivere.
Si tratta di un assunto psicologico adottato per aggirare le resistenze dell’interlocutore, dal quale bene emergono le possibilità d’applicazione dell’arte bellica ad altri campi. Nel management la strategia indica un modo per disarmare la controparte incline all’attacco, per evitare le simmetrie e indurla a rivelare le sue intenzioni, mentre si celano le proprie, nell’attesa del momento propizio per passare all’azione.
Questa idea è riflessa nell’esagramma 3, “Difficoltà iniziali”, del Libro dei mutamenti. Quando le nuvole e i tuoni s’incontrano, in cielo nasce uno stato di tensione. L’immagine rappresenta un inizio caotico, difficoltoso. Attendendo con determinazione il momento per agire, si otterrà il trionfo che avverrà come la deflagrazione del tuono.
Lo stratega esperto non esclude l’espediente di fingersi stolto, trovandolo disdicevole. Tale atteggiamento è anche una tecnica ottima per sgombrare la mente da un’eccessiva concentrazione su di sé, facilitando il raggiungimento di una percezione oggettiva della realtà. Quando non si è più legati all’opinione altrui, si risponde solo a se stessi della propria condotta. Liberi dal condizionamento di ciò che gli altri pensano, si può dirigere l’opinione dell’avversario a proprio piacimento.
Si tratta di un assunto psicologico da ponderare a fondo. Non è semplice fingersi idioti o sprovveduti!

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