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Evoluzione non autorizzata: intervista a Marco Pizzuti

Evoluzione non autorizzata: intervista a Marco Pizzuti

Marco Pizzuti torna in libreria con un nuovo saggio, Evoluzione non autorizzata (Edizioni Il Punto d’Incontro). Scrittore bestseller, blogger, opinionista, conferenziere, dopo aver approfondito temi legati alla storia, al panorama sociopolitico contemporaneo e alla scienza, ora con Evoluzione non autorizzata si rivolge al futuro della tecnologia, ma anche e soprattutto al futuro dell’essere umano.

Evoluzione non autorizzata, un vero e proprio saggio sul futuro della specie umana, è il risultato di un’indagine attenta sulla prossima evoluzione delle tecnologie attualmente in uso. Ripercorrere la storia delle invenzioni che stanno per cambiare il mondo nel contesto della globalizzazione voluta dai poteri forti è il primo passo per intravedere il lato più affascinante e oscuro del nostro domani. Ecco alcune domande rivolte proprio a Marco Pizzuti per approfondire il suo punto di vista su ciò che dobbiamo aspettarci nei prossimi anni.

 

Viviamo in un’epoca di cambiamenti rapidissimi e radicali. Con Evoluzione non autorizzata ti sei concentrato proprio su questi cambiamenti e sul futuro. Come li descriveresti?

Credo che i cambiamenti in arrivo siano di una entità tale da far cadere dalla sedia chiunque cerchi di metterli tutti insieme per comprendere quale sarò il loro impatto sulla nostra società. Può sembrare inverosimile, ma tra le ultime scoperte scientifiche e la loro divulgazione a livello di massa c’è un gap di circa cinquant’anni, che farà apparire le nuove tecnologie come un balzo improvviso nella fantascienza. Una delle più grandi novità riguarda i biochip e le nanomacchine (realizzate con materiale genetico o metamateriali), in grado di replicarsi e autoassemblarsi da sole per formare qualsiasi tipo di dispositivo meccanico, elettronico o biologico, comprese nuove forme di vita mutanti.

I progressi tecnologici dei primi PC, inoltre, sono nulla se paragonati agli effetti che avranno i primi “personal humanoid” low cost destinati a tutti. Secondo i produttori, la loro commercializzazione inizierà già dal 2018 con i primi 100 esemplari, con un prezzo di partenza di 25.000 euro (per scendere a 3000 euro nella successiva produzione in serie). Non ci sono confini alle attività che potranno svolgere i robot e, prima o poi, prenderanno il posto dei chirurghi, degli operai, degli ingegneri e di qualsiasi altra professione umana. Da semplici “macchine” si trasformeranno in “persone elettroniche” anche dal punto di vista giuridico e, siccome non manca più molto tempo, alcuni mesi fa il Parlamento europeo ha iniziato l’esame della prima proposta di legge volta a introdurre un sistema legislativo specifico per i robot. L’intenzione è quella di regolamentare i comportamenti delle macchine intelligenti e definire le responsabilità dei produttori.

È quasi certo che molti lavori spariranno: ecco quindi la necessità, spiega la risoluzione, di ripensare i sistemi di previdenza e le logiche fiscali. Altrimenti c’è il rischio di “una crescente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza e del potere”. I lavoratori umani, infatti, non possono competere con i robot (che non hanno bisogno di stipendio, di ferie, di diritti sindacali o di pensioni). È quindi ovvio sin da ora che la loro diffusione avrà conseguenze sociali enormi, soprattutto in una situazione di vuoto legislativo come quella attuale.

Nel frattempo, i computer hanno già superato il test di Turing (per capire se le macchine sono in grado di pensare come l’uomo) tre volte e l’evoluzione dell’intelligenza artificiale procede a ritmi sempre più serrati. Molto presto quindi, avremo computer intelligenti come l’uomo, che in pochi anni supereranno ogni sua capacità intellettiva. L’uomo quindi sta per diventare una specie inferiore, guidata dall’intelligenza artificiale da lui stesso creata, e per non restare troppo indietro è destinato a fondersi con le macchine, dando vita a una nuova specie di cyborg. In altre parole, la vecchia specie umana si sta avviando all’autoestinzione.

 

Quali saranno secondo te le immediate conseguenze di una società interamente informatizzata e robotizzata?

Uno degli aspetti positivi della rivoluzione tecnologica a cui stiamo per assistere è che l’uomo potrà finalmente essere liberato dalla necessità di lavorare, mentre gli anziani e i malati potranno ricevere assistenza 24 ore su 24 da macchine intelligenti in grado di svolgere qualsiasi funzione. Tutto questo ovviamente può avere anche dei risvolti negativi, poiché se queste tecnologie non verranno usate per il benessere collettivo, ma solo come strumento per un arricchimento smisurato dei soliti grandi gruppi industriali, si aprirà un futuro davvero umiliante per l’umanità.

Ritengo invece l’informatizzazione della società una grave minaccia per la privacy e la libertà individuale, poiché consente all’establishment di potere di assumere il controllo assoluto sulla popolazione senza che quest’ultima abbia alcuna possibilità di accorgersene. Che ci piaccia o no, infatti, già oggi, la telecamera e il microfono di qualsiasi dispositivo connesso online possono essere usati per registrare tutte le attività del suo utilizzatore mentre il dispositivo è apparentemente spento.

 

La seconda parte del libro ha invece un’impronta che tu hai definito in qualche modo “mistica”. Perché?

Ho sempre ritenuto che ogni ramo della conoscenza sia collegato allo stesso albero della vita e che, di conseguenza, basta approfondire una singola branca della scienza per trovarsi a fare i conti con connessioni che non avevamo previsto. La scienza moderna ha diviso la tecnologia dalle questioni spirituali, ma ormai siamo giunti a un punto tale dello sviluppo tecnologico che non possiamo più non porci anche delle domande di carattere esistenziale. È una scoperta recente che il miglior materiale per immagazzinare dati informatici e costruire dispositivi elettronici complessi è quello biologico. Ciò significa che il nostro DNA in realtà è l’hardware di un database informatico con dei codici che abbiamo chiamato “geni”. Nel suo insieme quindi, il DNA può essere considerato come l’evoluzione dei microchip in silicio!

Le nostre cellule possono essere completamente riprogrammate e si comportano esattamente come dei bio-nanobot (robot in nanoscala composti da DNA sintetico in grado di autoassemblarsi e autoreplicanti), il primo rozzo tentativo dell’uomo di imitare il sistema utilizzato da madre natura per creare macro-organismi complessi partendo da poche microscopiche unità cellulari. In pratica, stiamo scoprendo di assomigliare sempre di più a delle macchine. Alcuni grandi fisici, inoltre, hanno iniziato a descrivere l’universo come un elaboratore quantistico, dove la nostra realtà sensibile sarebbe l’equivalente di una simulazione al computer.

Non è tutto! Oggi sappiamo anche che l’intera essenza di una persona (la sua identità, i suoi pensieri, lo stato di coscienza e la sua consapevolezza del sé) è chiusa nel campo elettromagnetico prodotto dal cervello, quindi sembra tecnicamente possibile scaricare le informazioni contenute al suo interno per trasferirle in un cloud (database virtuale) dove assicurargli vita eterna (la cosiddetta cyber immortality). Tali conoscenze scientifiche ci portano così a interrogarci con “occhi nuovi” su cosa siamo veramente, su cosa è realmente l’universo e su quali differenze possono esserci tra noi e dei robot biologici super evoluti. Per i motivi qui sinteticamente esposti e altri che preferisco lasciare scoprire ai lettori, la parte finale del libro può essere considerata immersa nel campo mistico.

evoluzione non autorizzata

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