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I piedi ci parlano

I piedi ci parlano

L’uomo è un animale curioso, che si muove unicamente su due punti d’appoggio. Si è adattato, ma la sua verticalizzazione gli ha lasciato una debolezza: poiché siamo bipedi, i nostri due piedi devono sopportare tutto il peso del corpo, al contrario degli animali con la stessa corporatura, i quali procedono a quattro zampe. I piedi sono in contatto diretto con il suolo e inviano immediatamente al cervello le informazioni sulla consistenza, le asperità, le incognite e gli ostacoli sul terreno, tutte cose necessarie a mantenere e preservare la stabilità del corpo. I piedi hanno lo scopo di farci tenere appunto “i piedi per terra”, di mantenere il contatto con la realtà.

 

Cosa rappresentano

Le nostre radici. Anche se si muovono, i piedi sono le nostre radici. Come indica l’espressione “ben piantato a terra”, i piedi ci ancorano e ci danno stabilità, fisicamente e psicologicamente. Una deformazione del sistema piede-caviglia altera questo equilibrio e può provocare un’instabilità psicologica che si manifesta con ansia, timidezza o inibizione all’azione.

Il contatto con la realtà. I piedi rappresentano il nostro collegamento con la realtà delle cose, con la concretezza. Per questo motivo richiedono una certa vigilanza da parte del cervello. Una persona sbadata o preoccupata manca di attenzione. È sufficiente che venga a mancare un solo collegamento piede-cervello in un momento inopportuno perché il piede perda il contatto con la realtà del terreno, scivoli o si torca. Il rischio di distorsione è dunque evidente. Quando una persona è soggetta a frequenti storte, il messaggio è chiaro: o indugia troppo sul piano mentale e non bada al corpo o il corpo ha bisogno di attenzioni particolari. Oltre a individuare una debolezza dei legamenti e curare la distorsione stessa, la persona deve esaminare il suo rapporto con il concreto e cercare un buon equilibrio tra sogno e realtà.

 

Cosa comunicano

È possibile trarre in inganno con le parole, ma meno facilmente con il corpo. Chi si nasconde dietro il paravento della sicurezza viene rapidamente tradito dalla posizione dei piedi o delle mani.

 

Ordine e contrordine. Piedi che non seguono gli ordini del cervello segnalano esitazione. Al contrario, piedi che sembrano esitare possono indicare la contraddizione di pensieri. Saltellare da un piede all’altro è ugualmente segno di esitazione. La persona non riesce a prendere una decisione su un progetto da concludere, una strada da intraprendere.

Inciampare. Il corpo avanza perché deve avanzare, ma i piedi non lo seguono perché il cervello ha posto dei freni alla volontà. Ciò rivela la paura di essere guardati, osservati, giudicati, ma anche un’eccessiva timidezza.

Trascinare i piedi. Con questo atteggiamento la persona fa capire senza volerlo che non desidera essere o andare in un dato luogo, che non vuole agire o affrontare qualcosa.

Incrociare i piedi. Incrociare i piedi è un segno di protezione o persino di chiusura. Osservate una persona sdraiata. Se incrocia in piedi, vuol dire che non è del tutto a suo agio e che si chiude nel suo territorio. Rivela così il suo pudore.

Troppa rapidità. La persona che trotterella o cammina molto velocemente non vuole lasciarsi avvicinare o dominare. Fugge gli altri, ma anche la sua stessa esistenza.

 

Quando stiamo in piedi, la miglior postura del corpo consiste nel tenere i piedi leggermente rivolti verso l’esterno (a ore 11.05), ben piantati a terra, e il torace spinto in avanti. In questo modo, mostriamo una naturale sicurezza. Di fronte a una commissione d’esame o un folto pubblico, questa posizione consente di gestire meglio la situazione. Poiché il corpo è presente e occupa solidamente lo spazio, “ben ancorato a terra”, il comportamento vi si adatta in maniera del tutto naturale, rivelando apertura mentale e disponibilità al dialogo. Con questo atteggiamento riceviamo meglio i messaggi e le parole escono più facilmente. Una buona salute fisica e morale produce una corretta posizione del corpo, la quale genera un buon atteggiamento sociale e viceversa.

 

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