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Saper riconoscere le proprie emozioni

Saper riconoscere le proprie emozioni

Per avvertire un’emozione, in genere occorre dirsi qualcosa, vedere qualcosa, udire qualcosa o pensare a qualcosa. Le emozioni generano sensazioni diverse nel corpo: freddo, caldo, tensione, contrazione, distensione. Il respiro si modifica: più rapido, più lento, più profondo, più superficiale. Provate ad accentuare queste sensazioni per identificarle meglio. Constaterete senza dubbio che un aspetto prevale sugli altri. Utilizzatelo come segnale d’allarme: “Quando avvertirò calore in viso, starò in guardia…”, “Quando il respiro diventerà un po’ ansimante, dovrò fare attenzione…”, “Quando mi suderanno le mani, vorrà dire che temo mi stiano mentendo…”.

Viviamo le emozioni in funzione delle nostre credenze, le quali producono abitudini di pensiero. Queste, a loro volta, creano dei filtri che colorano gli avvenimenti. Pensate alle vostre tre canzoni preferite. Che emozioni suscitano? Canticchiate per intensificare queste emozioni: gioia, amore, romanticismo, nostalgia ecc. Perché sono gradevoli? Pensate ai vostri tre libri preferiti, ai tre film che vi piacciono di più, a tre amici, a tre momenti piacevoli. Quali sono le emozioni contenute in quello che, per voi, è il meglio della vita? O la cosa più significativa? Confrontate ciò che avvertite in due situazioni opposte: mi ha fatto infuriare/mi ha entusiasmato. Confrontate anche un’unica situazione che, a seconda del vostro umore, vi ha lasciato indifferenti, vi ha innervosito, vi ha divertito ecc. E ancora: raccontate in maniera coinvolgente una giornata banale, descrivete un comune oggetto come se si trattasse di una meraviglia e così via.

Potete anche confrontare le tre canzoni più orribili, i tre peggiori film, tre brutti momenti, tre persone che non vi piacciono. Oppure potete leggere il giornale con un tono brioso, declamare solennemente gli ingredienti di un pacchetto di biscotti, provare la gioia, l’entusiasmo, l’impazienza, la concitazione, la tenerezza ecc. Tutto questo permette di mettersi in ascolto delle proprie percezioni, per evitare almeno in parte le situazioni spiacevoli. Cosa più importante, consente di individuare le emozioni che ci frenano. Ad esempio, la paura di subire un rifiuto impedisce di chiedere, la paura di un’umiliazione fa evitare il conflitto, la paura della frustrazione impedisce il desiderio. Nella maggior parte dei casi, questi freni sono stati posti da lungo tempo ed è possibile rivederli uno per uno in modo da capire se oggi sono ancora utili.

Le nostre credenze non sono obiettive e tantomeno lo sono le nostre emozioni. Sì, siamo noi a influenzare le nostre emozioni. Al limite, si può dire che il mondo esterno è neutro. Siamo noi a tingerlo entrando in contatto con lui. A parte alcune situazioni assai penose (stanchezza, accumulo di problemi, salute ecc.), quasi tutte sono in genere gestibili. E persino nelle situazioni penose si verificano delle schiarite. Abbiamo a nostra disposizione uno scrigno, da cui tiriamo fuori ciò che ci sembra adatto. Certo, qualche emozione giunge dall’esterno, ma possiamo agire sul modo in cui la “filtriamo”. Non siamo impotenti e condannati a subire. Siamo liberi, responsabili in buona parte di ciò che proviamo.

 

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