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“Smettere” di lavorare e assumersi la responsabilità della propria Vita – parte 2

“Smettere” di lavorare e assumersi la responsabilità della propria Vita – parte 2

1) Prendersi la totale responsabilità della propria Vita e smetterla di accusare chiunque altro (oligarchie finanziarie, multinazionali, politici, ecc.) delle nostre disgrazie. Smetterla di lamentarsi.

2) Rendersi conto che questo sistema si basa sullo sfruttamento e sulla devastazione umana, animale, ambientale, e che dunque non è sostenibile da nessun punto di vista. Bisogna superarlo.

3) Non credere più nella politica come strumento di risoluzione dei problemi della gente se non (forse) a livello locale. La politica è distrazione.

4) Imparare a “fare a meno”, digiunare dal consumo (sotto qualunque forma), vivere con meno. Per vivere meglio non abbiamo bisogno di più ma di meno. Molto meno.

5) Riduzione del lavoro e degli orari di lavoro, lavoro suddiviso tra tutti. Scambi non monetari, monete locali, piccole comunità tendenzialmente autarchiche che difendano il territorio che vivono.

Il problema della mancanza di lavoro di per sé non esiste. Ve lo fanno credere. Ciò che manca è il lavoro salariato e questo per il semplice motivo che, poiché noi siamo forza lavoro utile esclusivamente al capitale per aumentare, cioè per creare utili, nel momento in cui un qualunque cinese o un qualunque avanzamento tecnologico sono più utili al capitale per aumentare, i lavoratori vengono buttati a mare. Effettivamente c’è una logica in tutto questo e anche molto stringente. Noi per un’azienda non siamo esseri umani con la nostra vita, famiglia, relazioni, ecc. ma semplicemente un costo da abbattere per creare utili. Il sistema funziona così, che ci piaccia o meno. Siamo una risorsa, tanto è vero che ci definiscono risorse umane (aggiungo anche che con la stessa logica noi definiamo risorse gli animali e più in generale la Natura, che non sono affatto “risorse”, bensì altri viventi che vivono la loro Vita così come noi viviamo la nostra). La logica del sistema è questa e non possiamo non farcela piacere solo quando tocca a noi.

Insomma, invece di reclamare un lavoro per continuare ad andare al centro commerciale e a “fare l’aperitivo”, che la gente inizi a svegliarsi e inizi semmai a reclamare un pezzo di terra per autoprodursi un po’ di cibo; che capisca che per vivere meglio non abbiamo bisogno di più, ma di meno. Capirlo è fondamentale e fa la differenza.

Quindi non è affatto vero che per vivere bene è necessario dipendere dal lavoro e quindi dal mercato. È vero piuttosto il contrario. Noi non viviamo grazie all’economia, come ingenuamente crediamo, ma nonostante l’economia. Sembra una cosa di poco conto, ma non lo è. Chi lo ha capito davvero, come chi scrive, dall’economia se ne sta lontano il più possibile e si dedica semmai ai cinque punti di cui sopra.

Un ultimo punto secondo me fondamentale. Bisogna smetterla di cercare soluzioni “mondiali” e perlopiù teoriche ai problemi con cui ci stiamo confrontando. Bisogna piuttosto agire per piccoli passi ma in maniera decisa e partendo da se stessi, senza delegare ad alcuno la possibilità del proprio cambiamento e di una Vita migliore, di una Vita libera e non da schiavi. Una Vita dove i rapporti, le relazioni, la condivisione, il mutuo aiuto, l’ambiente, i sorrisi, il tempo, contano molto ma molto di più di qualunque lavoro salariato che, ammesso che ci sia, ci serve non a vivere ma a sopravvivere. Quel mondo lì, quello dei rapporti, delle relazioni, della condivisione, del mutuo aiuto, dell’ambiente, dei sorrisi, del tempo, non è tutto rose e fiori e sarebbe sciocco il solo pensarlo. Ma è un mondo vero, autentico, un mondo in cui dipendiamo più da noi stessi e da chi ci sta vicino piuttosto che da denaro manovrato da oligarchie finanziarie che non sappiamo neppure chi sono e dove sono. Ma bisogna mettersi in gioco in prima persona. Troppo comodo voler cambiare seduti sul divano e senza rimettere in discussione nulla della nostra Vita.

Dunque, cosa serve per abbandonare il lavoro e vivere meglio? Poco sopra ho indicato 5 punti per cambiare la propria Vita in meglio, ma in realtà sarebbe meglio indicare il punto 1 per cinque volte, perché senza quello non si va da nessuna parte. Dunque:

1)Smetterla di accusare chiunque delle proprie disgrazie, smetterla di lamentarsi, assumersi in toto e in prima persona la responsabilità di cambiare la propria Vita.

2)Smetterla di accusare chiunque delle proprie disgrazie, smetterla di lamentarsi, assumersi in toto e in prima persona la responsabilità di cambiare la propria Vita.

3) Smetterla di accusare chiunque delle proprie disgrazie, smetterla di lamentarsi, assumersi in toto e in prima persona la responsabilità di cambiare la propria Vita.

4) Smetterla di accusare chiunque delle proprie disgrazie, smetterla di lamentarsi, assumersi in toto e in prima persona la responsabilità di cambiare la propria Vita.

5) Smetterla di accusare chiunque delle proprie disgrazie, smetterla di lamentarsi, assumersi  in toto e in prima persona la responsabilità di cambiare la propria Vita.

Cambiare la propria Vita in meglio è possibile per chiunque. A cominciare da adesso. Basta assumersene la piena responsabilità. Perché quando noi diamo la colpa della nostra infelicità a qualcun altro, in quel preciso istante gli stiamo cedendo il potere di renderci infelici. Quel potere è bene tenercelo per noi. Per questo siamo totalmente responsabili della nostra felicità.

Buona Vita

Andrea Bizzocchi

Corinaldo, 31 dicembre 2014

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