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Il digiuno, un incontro con se stessi

Il digiuno, un incontro con se stessi

Il carnevale con i suoi colori, le sue maschere e la sua allegria talvolta un po’ forzata si è appena concluso. E concluse forse dovrebbero dirsi anche le grandi abbuffate, accompagnate da dolci non sempre salutari per l’organismo. D’altro canto, il nome stesso “carnevale” viene fatto risalire al latino “carnem levare“, l’eliminazione della carne in vista del periodo di depurazione della Quaresima. Il fine della Quaresima, infatti, dovrebbe essere proprio questo, a prescindere dalla personale religiosità: depurare corpo e mente dagli strapazzi mentre si va incontro alla nuova stagione. Ben venga dunque qualche piccolo accorgimento detox, che diventa ancora più piacevole se il tempo ci sorride!

Punto cardine del periodo di Quaresima – e questa volta soprattutto dal punto di vista religioso – è il digiuno ecclesiastico in preparazione alla Pasqua. Oggiorno tuttavia il digiuno vero e proprio viene spesso sostituito, in chi decide di seguirlo, da una semplice astinenza dalla carne, che guarda caso si rifà al significato originario del carnevale sopra citato! Se da un lato decidere di astenersi dal consumare carne in questo periodo può costituire una valida opzione depurativa per l’organismo, soprattutto se abbinata a un maggior consumo di frutta e verdura fresca, dall’altro la pratica del digiuno vera e propria va svolta sempre sotto controllo di un terapeuta qualificato. Detto ciò, riportiamo per interesse storico un punto di vista molto antico sul digiuno, quello di Basilio Magno. Buona lettura!

Il digiuno è il sostegno della famiglia, il padre della salute, l’istitutore del giovane, l’ornamento dell’anziano, il gradevole compagno del viandante, l’amico fidato degli sposi. […]

Allorché regna l’astinenza, nessun animale deve temere la morte e il sangue non cola da nessuna parte. Il coltello del cuoco rimane a riposo e la mensa si accontenta dei frutti che dona la natura. […]

Il digiuno peraltro è atto a ispirare gioia e soddisfazione. Beviamo con piacere quando abbiamo sete, la fame insaporisce qualunque vivanda. Analogamente l’astinenza, che interrompe il corso della buona tavola, risveglia l’appetito e conferisce sapore alla carne. Se pertanto desiderate trarre piacere da ciò che mangiate, cambiate abitudini e digiunate. Essere sazi di delizie ne attenua il gusto e l’eccesso di piacere lo fa sparire. Le cose migliori stancano, se assaporate ininterrottamente. Apprezziamo con entusiasmo soltanto ciò che ci si presenta di tanto in tanto. Il sole appare più brillante dopo la notte, il risveglio è più piacevole dopo il sonno, la salute più dolce dopo la malattia; allo stesso modo, la tavola è più soddisfacente dopo il digiuno, sia per il ricco con la sua mensa sontuosa sia per il povero con il suo cibo semplice e frugale.

Il digiuno non è utile soltanto per la vita futura, bensì contribuisce anche alla salute di questa vita. Una pinguedine eccessiva è soggetta a molte ripercussioni, perché la natura non è in grado di sostenerne il peso. Bevete invece dell’acqua. L’acqua non altera la testa, non lega i piedi e le mani. La cattiva digestione genera malattie incresciose. L’aspetto dell’uomo che digiuna può essere soltanto quello di un venerabile. Il colorito non è vivo né tinto di un rosso impudente, bensì abbellito da un modesto pallore; lo sguardo è dolce, il passo grave, l’aria riflessiva. Non si permette smodatezze; il suo verbo è tanto tranquillo quanto la sua anima è pura.

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