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I pensieri ci fanno ammalare?

I pensieri ci fanno ammalare?

La classica distinzione della filosofia occidentale tra corpo e psiche viene oggi perlopiù respinta da posizioni materialistiche. Così per esempio la medicina cerca di localizzare nel cervello e di trattare con i farmaci le cause di disturbi psichici, come psicosi o depressioni. Il cervello però è un organo, non un elemento costitutivo dello spirito. E i farmaci sono sostanze, quindi appartengono in egual modo all’ambito del corporeo. Al contrario, lo spirito è un’informazione organizzante e quindi immateriale, non fisica, esattamente come un programma per PC, una ricetta di cucina o una canzone, i quali non sono fatti di materia, bensì di informazioni.

Ciò che è immateriale non può essere modificato con interventi materiali, mentre il contrario invece ha un suo riscontro: lo spirito modella la materia. Noi esseri umani non siamo solo un corpo biologico fatto di carne, sangue e ossa. Siamo qualcosa di più, abbiamo indubbiamente pensieri e sentimenti, impulsi elettromagnetici che vengono elaborati dal nostro sistema nervoso, in particolare dal cervello, e che influiscono sulla nostra “fabbrica chimica”, sul nostro metabolismo.

Una classica malattia somatica può essere vista come un’acquisita limitazione a livello funzionale sulla base di cause puramente fisiche, quindi biologiche o chimiche. Queste cause possono ricondursi a radiazioni, uso della forza, mutazioni, virus, batteri, sostanze tossiche, pressione o temperatura. Se mi cade un martello sul piede non ho bisogno di un padre spirituale, bensì di un medico. Se vengo travolto da un autobus non mi interessa affatto ascoltare qualcuno o riflettere sui miei errori; piuttosto ho bisogno di un calmante, di una flebo di glucosio e di una sacca di sangue.

Ma questi interventi sono inutili in presenza di un sintomo psicosomatico. Perché quest’ultimo vede la sua origine in un’informazione, in un pensiero. Le situazioni che inducono a fumare troppo, a prendere troppo spesso l’influenza o a soffrire di disturbi del ritmo cardiaco non sono traumi dovuti a un martello o all’azione di sostanze tossiche, bensì informazioni che suscitano reazioni biochimiche di stress continuo a livello subconscio!

Un esempio: se durante la notte, coricati nel vostro letto, sognate che la camera sta andando in fiamme, il vostro corpo manifesterà sintomi di stress: aumento del battito cardiaco, accelerazione del respiro, sudorazione – anche se di fatto non si è verificato alcun incendio. Sono i vostri pensieri a esercitare un’influenza sul corpo. Vengono secreti ormoni solo perché credete che sia accaduto qualcosa! Il pensiero può farvi ammalare e addirittura uccidervi, ma allo stesso tempo il pensiero può agire in modo che il corpo si rigeneri. Il corpo fa ciò che noi – in uno stato conscio, inconscio e subconscio – gli diciamo di fare.

Possiamo dunque vedere un sintomo come la manifestazione esteriore di una condizione interiore, di uno stato d’animo, non una malattia. Tuttavia i sintomi possono senza dubbio esercitare un’azione dannosa sul piano organico. Un sintomo è sempre il risultato di una paura che viene generalizzata ed estesa a fattori scatenanti simili. Il contesto biochimico vede attivi i cosiddetti ormoni dello stress, che alla lunga debilitano l’organismo e ne limitano il comportamento. Tramite una presa di coscienza e la reinterpretazione delle cause scatenanti al fine di rimuovere la generalizzazione, è possibile richiamare alla memoria l’origine dei traumi alla base, in modo da elevarne la consapevolezza e renderli innocui.

 

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