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Il controllo dell’umanità (e cosa possiamo fare) – parte 2

Il controllo dell’umanità (e cosa possiamo fare) – parte 2

Cosa possiamo fare?

Veniamo a noi. Cosa possiamo fare per provare a vivere bene in un mondo sempre più difficile? Premesso che non credo si possa combattere i dominatori dell’universo con le loro armi (hanno tutto, assolutamente tutto, per vincere con la violenza, e difatti è proprio con quella violenza che stanno già “vincendo”), e premesso anche che le dinamiche di questo futuro sono comunque impossibili da dettagliare, io credo che il primo, fondamentale passo sia quello di giocare ad un altro gioco, il nostro gioco, di cui noi facciamo le regole.

Ad esempio non credo sia sensato guardare al futuro con speranza e come ad un qualcosa di positivo come si è fatto fino ancora a pochi anni fa. Mi pare molto più logico concentrarsi sul presente. Ovviamente questo è un cambio di prospettiva di difficile applicazione visto che veniamo da millenni di cultura che spinge sul futuro. Ma questo è solo un esempio.

Concretamente penso sia necessario dedicarsi con molto impegno e piena consapevolezza a ricostruire un senso di comunità e di famiglia (più o meno estesa), dove l’unità, la collaborazione e la condivisione superino, definitivamente e una volta per tutte (almeno tra noi comuni mortali) quella competizione a cui oggi come oggi, volente o nolente, chi più chi meno, siamo tutti costretti. Sostituire una volta per tutte il rispetto reciproco a quell’aggressività reciproca che caratterizza la nostra vita di oggi. Sostituire una volta per tutte l’aiuto reciproco a quel cercare di essere “più furbi” che caratterizza il mondo di oggi. In altre parole smettere di farsi la guerra tra noi (cioè tra “poveri”) quando questa guerra l’hanno mossa coloro che stanno in alto per sistemare una volta per tutte chi sta sotto.

In senso assoluto io non vedo la cosa come una tragedia. Si tratta essenzialmente di rimodellare i nostri pensieri e conseguentemente le nostre azioni su dinamiche diverse a quelle a cui siamo abituati. A ben vedere non è che il mondo e il modo in cui viviamo oggi ci facciano godere troppo. Vorrei far notare che la cosiddetta “crisi” che ha colpito milioni e milioni di persone, è una tragedia per molti (la stragrande maggioranza) ma non per tutti. C’è anche chi grazie alla crisi ha riscoperto stili di vita più semplici, naturali, solidali. C’è chi grazie alla crisi vive meglio. Chiedere la “ripresa” significa essenzialmente chiedere “di più” di quel mondo che ci ha ridotto come siamo.

Io credo che la nostra spiritualità, nelle sue svariate applicazioni concrete, sia ciò che in ultima analisi può fare la differenza tra il dramma e una vita degna di essere vissuta. I cambiamenti spirituali richiedono tempo e di sicuro non si inventano in quattro e quattr’otto, e dunque è bene intraprendere questo cammino sin da ora, senza azzuffarsi fino all’ultima briciola o all’ultimo osso lasciato cadere dall’alto dai padroni dell’Universo.

Da ultimo vorrei dire che trovo del tutto insensato manifestare, fare cortei, scioperi, petizioni via internet, addirittura continuare ad andare a votare. Dico, ma almeno smettiamola di farci prendere per il culo. Tutto quanto sopra non serve a nulla se non a dare alle masse l’illusione che qualcosa possa cambiare e con ciò tenerle ancora più docili. Lo sappiamo benissimo che le cose stanno così, perché se così non fosse avrebbero già vietato tutto quanto (e difatti questo è ciò che fanno, e anche con violenza estrema, quando qualcuno oltrepassa un dato limite).

È ora di entrare nello stato di idee che qualunque istituzione, nazionale e ancor più sovranazionale, qualunque, nessuna esclusa, non è lì per difenderci ma per difendere il Sistema e con ciò i suoi controllori. Non sono lì per noi ma contro di noi. Sono strumenti (e lo Stato è il primo tra questi) utilizzati dal potere costituito per tenerci sotto. Tutte le istituzioni servono a questo, nessuna esclusa. Bisogna metterselo in testa.

Bisognerà dunque ripartire da zero e difendere semmai quel territorio che abitiamo e che ci dà la Vita, difendere la famiglia (intesa in senso esteso), la comunità in cui viviamo. Difendere quel poco di margini di manovra che ancora ci sono rimasti cominciando a tirarsi fuori dal Sistema (e non a chiederne ancora di più), a disubbidire, a non riconoscere, a boicottare (in silenzio), a non pagare tasse, multe, ecc., insomma smetterla di sostenere tutto ciò che ci ruba la Vita. Non tanto, e comunque non solo, per cambiare l’ordine costituito quanto più semplicemente per vivere con dignità.

È ora di capire definitivamente che non si può chiedere il permesso a qualcuno, a nessuno, per vivere. E ricordarsi che si deve morire comunque. La preservazione della vita a tutti i costi ha un senso se questa vita è degna di essere vissuta. Oltrepassato quel limite non è più così. Proviamo tutti a cominciare a vivere davvero bene da adesso e soprattutto a farlo a modo nostro.

Con fiducia, buona Vita

Andrea Bizzocchi, 02 maggio 2015

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