Sono nata in kibbutz della pianura padana dove ad ogni bambino veniva regalato un cane perché crescesse con lui e avvisasse gli adulti se il bimbo riusciva a cacciarsi nei guai cosa molto facile in quella grande corte.
Mio Padre parlava con gli animali e loro lo capivano e mio Nonno la notte di San Lorenzo ci portava a vedere le stelle, ad esprimere desideri e a fantasticare su ciò che saremmo diventati da grandi.
Ma era un matriarcato e le donne avevano sempre un rimedio a tutto; usavano unerba per ogni malanno, le aggiungevano nella minestra e nel sapone, curavano animali e uomini e chiamavano il dottore solo se stavi per morire.
Durante la quarantena da COVID-19 tutti questi ricordi sono riemersi, si susseguivano incessanti e le immagini si trasformavano in parole che potevano curare.
È nato così questo libro.
Dal vivere senza orologio, dal confondere la notte ed il giorno, dal chiedere alluniverso che senso avesse ciò che stava accadendo. Dal capire che i sintomi sono solo un linguaggio per dire ciò che non diciamo, dal proporre una cura che non si limita ad alleviare un disturbo, ma cura lanima assieme al corpo.
Quando le immagini di orsi, canguri ed elefanti hanno invaso le città mentre noi stavamo rintanati nelle nostre case a guardare la televisione, ho pensato che fosse il momento giusto per integrare alle cure imparate a medicina anche le cure della saggezza che la natura dona.