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Nessuno nasce, nessuno muore

Insegnamenti di Nisargadatta Maharaj

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Nisargadatta Maharaj è stato uno dei più grandi saggi indiani del secolo scorso, e il suo insegnamento, radicato nella tradizione dell’Advaita Vedanta, il non dualismo, è forse una delle espressioni più alte dell’esperienza diretta dell’Assoluto.

Ramesh Balsekar, uno dei suoi discepoli, raccoglie e sviluppa per argomenti gli insegnamenti tratti dai suoi dialoghi, restituendoci una saggezza al di là dello spazio e del tempo, ancora in grado di affascinare e istruire il lettore, come accadeva per i visitatori che si stringevano nella piccola casa di Nisargadatta, a Mumbai, per ascoltarlo, alla ricerca della Realtà Ultima.

 

Maharaj: Che cos’è che realmente vuoi? Cos’è esattamente che stai cercando?
Visitatore: Che cosa esattamente voglio? Bene, voglio raggiungere la realtà. Questo è ciò che voglio.
M: (ridendo) Se tu potessi soltanto realizzare quanto è divertente… Chi è questo “io” che vuole raggiungere la realtà? È questo complesso-corpo… che vuole raggiungere la realtà?... E che cosa intendi esattamente con “realtà”?
V: Messa in questo modo sembra divertente, o forse dovrei dire tragica.
M: Chi sta ascoltando queste parole, divertenti o tragiche che siano?
V: Me. Io, colui che è seduto qui...
M: I rispettivi sensi, con l’aiuto del Prana, la forza vitale, compiono l’effettivo lavoro. Ma non c’è qualcosa - chiamiamolo senso di presenza - senza il quale nessuno dei tuoi sensi sarebbe in grado di conoscere nulla?
V: Sì. Se io non fossi conscio, i miei sensi non funzionerebbero.
M: Comprendi, allora, che tu sei questa presenza conscia sino a che c’è il corpo. Una volta che il tuo corpo se ne è andato, insieme con il respiro vitale, anche la coscienza se ne andrà. Soltanto quello che era prima dell’apparizione di questo corpo-con-coscienza, l’Assoluto, il sempre presente, è la tua vera identità. Questo è ciò che realmente siamo. Quella è la realtà. È qui e ora. Dov’è la questione di qualcuno che la raggiunga?

 

“Due meravigliose raccolte sono apparse presso Il Punto d' Incontro di Vicenza: Prima della coscienza, a cura di Jean Dunn, e Nessuno nasce, nessuno muore, a cura di Ramesh Balsekar. Nisargadatta sposta senza esitazione e subito nel cuore della filosofia advaita, compie ogni volta il miracolo di trasferire in un’aria purissima, che pochi sanno respirare”.

- Elémire Zolla

 

Commento apparso su Il Corriere della Sera

 

Libro

Scheda tecnica

Pagine
240 pp.
Formato
14 x 21
Tipologia
Brossura
ISBN
9788880939351
Pubblicazione
01/05/1992

Riferimenti Specifici

Ramesh S. Balsekar

Ramesh S. Balsekar

Ramesh S. Balsekar, nato a Bombay il 25 Maggio 1917, ha studiato in Inghilterra allElphinstone College e si è laureato in Economia alla London School. Ha lavorato per trentasette anni presso la State Bank of India, di cui è poi divenuto Presidente pochi anni prima di andare in pensione nel 1968. Si è sposato e ha condotto una normale vita di famiglia. Ha iniziato a insegnare nel 1982 e da allora ha guidato seminari negli Stati Uniti e in Europa; la porta della sua casa di Bombay è sempre stata aperta a tutti i ricercatori di Verità, senza distinzione alcuna. Avendo raggiunto una profonda capacità di comunicare la comprensione dei concetti non dualistici, li ha elaborati con estrema chiarezza comparandoli a quelli del suo Maestro, Nisargadatta Maharaj, del Buddha e di Ramana Maharshi.

Nisargadatta Maharaj (al secolo Maruti Kampli) nasce nel 1897 a Mumbai. Il padre lavora prima come domestico a Mumbai, poi come piccolo coltivatore nel distretto di Ratnagiri, nel Maharashtra. Cresciuto secondo la cultura tradizionale indù, Nisargadatta a diciottanni perde il padre e si trasferisce a Mumbai, dove assieme al fratello apre una manifattura e vendita di bidi (le tipiche sigarette indiane fatte a mano, avvolte in una foglia di tendu). Con gli anni lattività cresce, arrivando a contare otto negozi. Nel 1924 si sposa e dal matrimonio nascono quattro figli. A trentatré anni conosce il suo maestro, Sri Siddharameshwar Maharaj. Poco dopo consegue lilluminazione e assume il nome di Nisargadatta Maharaj. Dopo un periodo di vagabondaggi tra i luoghi santi dellIndia, torna a casa, dove rimane a dialogare con chiunque lo raggiunga fino al 1981, anno in cui lascia il corpo.

Nisargadatta Maharaj

Nisargadatta Maharaj

Nisargadatta Maharaj 

Nisargadatta nasce nel 1897 a Mumbai.

Il padre lavora prima come domestico, poi come piccolo coltivatore nel distretto di Ratnagiri, nel Maharashtra.

Cresciuto secondo la cultura tradizionale indù, a 18 anni Nisargadatta perde il padre e si trasferisce a Mumbai dove, assieme al fratello, apre una manifattura e vendita di bidi (le tipiche sigarette indiane fatte a mano, avvolte in una foglia di tendu). Con gli anni l'attività cresce, arrivando a contare otto negozi.

Nel 1924 si sposa e dal matrimonio nascono quattro figli. A trentatré anni conosce il suo Maestro, Sri Siddharameshwar Maharaj. Poco dopo consegue l'illuminazione e assume il nome di Nisargadatta Maharaj.

Dopo un periodo di vagabondaggi tra i luoghi santi dell'India torna a casa, dove rimane a dialogare con chiunque lo raggiunga fino al 1981, anno in cui lascia il corpo.

Chi era Nisargadatta Maharaj?

Nisargadatta Maharaj era come un chirurgo con un bisturi affilato che tagliava tutte le cose non essenziali. Le sue domande spesso lasciavano spiazzati e senza parole. Le sue risposte non erano mai quelle che ci si aspettava. Era molto schietto e acuto e le sue domande non rendevano facile la vita all’ego di nessuno.

Non permetteva che si facessero citazioni dalle scritture, accettava solo esperienze personali, e poteva arrabbiarsi molto in merito a questo.

Infatti, il suo proposito dichiarato era quello di distruggere questa ‘pseudo-identità’. Essere alla sua presenza equivaleva a sentire la vibrante Verità, impossibile da descrivere. Stare a guardarlo era sorprendente: quella ‘personalità’ poteva essere felice, arrabbiata, triste, gioiosa, sarcastica o gentile e una varietà di emozioni si alternavano in questo gioco, come raggi del sole sull’acqua. Non c’era mai alcun tentativo di cambiare…fosse quel che fosse, egli non era quelle cose. Sofferenza ce n’era in abbondanza, dovuta al cancro, ma mai un lamento uscì dalle sue labbra. Quel corpo tirava avanti anche quando pareva impossibile che potesse farcela. Si poteva solo restare a contemplarlo, pieni d’amore e timore reverenziale.

Durante gli ultimi due anni della sua vita, Maharaj non considerò nessuna domanda riguardante la vita mondana e il suo miglioramento. Egli insegnava solo la più alta Verità e, a causa delle precarie condizioni del suo corpo, in alcuni giorni la discussione era molto limitata, ma anche una sola affermazione di Maharaj era pari alle Upanishad.